In occasione dei 20 anni di attività Biepi rinnova l’immagine del brand e coglie l’occasione per fare il punto del lavoro fatto fin qui. Nicola Prezzamà – fondatore e general manager – ripercorre i momenti chiave della storia aziendale e guarda ai prossimi 20 anni.
L’azienda Biepi nasce ufficialmente nel febbraio 2003 ma l’esperienza nel mondo del caffè arriva da una gavetta molto più lunga.
Lavoro da tutta la vita nel mondo delle attrezzature per i bar. Ho iniziato in una affermata azienda italiana di macchine per espresso come operaio tecnico, sono poi passato a un ruolo commerciale fino a diventare responsabile marketing. Quando ho deciso di aprire la mia attività conoscevo bene il settore da molti punti di vista.
Lo spunto per fondare Biepi però non arriva dal mondo del caffè espresso ma dalle bevande solubili, com’è iniziata?
Fino all’inizio degli anni 2000 nei bar italiani non esistevano bevande calde alternative al caffè. Certo, si poteva ordinare un tè o una cioccolata calda, ma quel tipo di consumazione si fa in occasioni particolari, quando si ha tempo di mettersi seduti, magari in compagnia. Non c’erano invece alternative per una bevanda calda da bere al banco. Per quanto il caffè soddisfi molte persone c’era comunque una parte di clientela che non poteva o voleva bere sempre caffè e c’era quindi spazio per proporre un’alternativa: l’orzo.
All’inizio veniva distribuito in cialde per per essere estratto con la macchina del caffè espresso ma, per la temperatura elevata e il metodo di estrazione, non era lo strumento migliore per avere un buon orzo. Serviva quindi una macchina che potesse erogare questa bevanda in maniera automatica. Ho intravisto questo spazio nella filiera e mi sono inserito.
Qual è stata la prima macchina prodotta?
Si chiamava OrzoWay, ispirata a un ritornello di una canzone che andava di moda. Ho iniziato lavorando al progetto con un amico. Dopo il primo anno di test, che ha funzionato bene grazie alla rete di contatti che avevo mantenuto, ho deciso di trasformare questa idea in un’impresa.
C’era mercato per una nuova piccola azienda?
In Italia ci sono circa 250 mila locali pubblici tra bar, ristoranti e alberghi e in pochissimi erano attrezzati per l’orzo solubile. Inoltre erano poche le aziende che potevano rispondere a questa richiesta, ogni locale era per noi un potenziale punto di vendita.
Dopo 2 anni abbiamo iniziato a proporre anche macchine multiple che, oltre all’orzo, potevano offrire ginseng, cioccolata e tè, sempre solubili. Per qualche anno c’è stato spazio in abbondanza, poi il mercato ha iniziato a saturarsi e abbiamo avvertito il bisogno di fare altro.
Alcune delle macchine Biepi sono considerate delle vere invenzioni, con tanto di brevetto.
Mi è sempre piaciuta l’idea di creare prodotti nuovi, di soddisfare domande a cui non rispondeva nessun altro. Da questa spinta sono nate alcune macchine per il caffè in cialde e una macchina per la cioccolata calda che abbiamo brevettato: tutt’oggi la produciamo e vendiamo solo noi. Ci sono stati anni in cui siamo arrivati a vendere fino a 8 mila macchine per solubili e 4 mila cioccolatiere. In quel periodo il 100% del nostro fatturato era nel mercato italiano.
Quando avete deciso di progettare e produrre macchine professionali per il caffè espresso?
Il mercato delle bevande alternative si stava saturando, avevamo bisogno di fare altro, ci siamo fatti coraggio e siamo entrati nel mondo delle macchine da caffè professionali. Dico “farsi coraggio” perché accarezzavamo quell’idea da un po’ ma c’erano già nomi prestigiosi sul mercato e non era facile inserirsi.
In Italia avevamo molti contatti per iniziare ma da subito abbiamo guardato anche all’estero, dove il Made in Italy ha un’ottima reputazione, soprattutto per il caffè espresso. L’inizio è stato lento: nel 2014-2015 abbiamo progettato la prima macchina e l’abbiamo portata in qualche fiera, cominciando così a costruire una rete commerciale che potesse espandersi. Ovviamente abbiamo fatto fatica perché il brand era sconosciuto: dovevamo dimostrare che la macchina era valida, convincere qualcuno a provarla, trovare un posizionamento che valorizzasse la qualità del prodotto e dei servizi.
Si può dire che l’obiettivo di espandere il mercato all’estero sia stato raggiunto?
La prima parte sicuramente: avevamo bisogno di ampliare il mercato e il nostro fatturato all’estero è passato da 0 al 38%. Abbiamo gettato delle basi solide per crescere in un mercato molto più grande di quello italiano. Ora che la gamma di macchine è completa possiamo dire di essere pronti a soddisfare tanti tipi diversi di clienti.
Qual è la differenza più grande che si nota passando dal mercato italiano a quello mondiale?
In Italia il caffè è un’abitudine, fa talmente parte delle nostre giornate che non facciamo più attenzione ai dettagli. Nei paesi dove il caffè è arrivato in tempi più recenti, c’è molta più attenzione al prodotto e al design.
I campionati mondiali per baristi hanno aiutato a espandere il mercato e hanno diffuso un approccio molto legato all’estetica. I baristi che partecipano diventano protagonisti di questi eventi, hanno autorevolezza e sono molto seguiti nei loro canali di comunicazione. Il caffè viene percepito in modo diverso, forse più spettacolarizzato, ma comunque di altissima qualità. Le nuove generazioni di appassionati stanno studiando e diffondendo l’uso dei caffè monorigine: i Caffè Specialty. Le esigenze del settore stanno cambiando e noi siamo pronti ad accoglierle: abbiamo sempre curato in maniera attenta il design delle nostre macchine, a breve saremo pronti per coprire anche le richieste del settore Specialty.
Oltre che in Italia dove si possono acquistare le macchine Biepi?
Siamo presenti in tutta Europa e lavoriamo soprattutto molto bene in Regno Unito. Siamo presenti anche in diversi paesi asiatici – Vietnam, Corea, Indonesia, Emirati Arabi – e in Nuova Zelanda. Abbiamo guardato verso oriente perché ci sono mercati giovani e dinamici, soprattutto nel mondo del caffè, quindi crediamo che ci sia molto margine per crescere.
Quali sono i prossimi progetti per il futuro?
Da pochissimo è uscita la nuova macchina Uptown e a breve sveleremo il nuovo progetto dedicato agli Specialty Coffe a cui stiamo lavorando da anni.
Tutto lo sviluppo dell’azienda legato al futuro e alle nuove tendenze è stato possibile dal momento in cui è entrata in azienda mia figlia Sara – responsabile marketing – che ha fatto un ottimo lavoro. Ha rivoluzionato tutto. Ci ha permesso di guardare verso mercati che non avevamo considerato, ha dato valore al brand e ci ha messo nelle condizioni migliori per competere con aziende prestigiose. Si è trattato di fare investimenti importanti ma necessari. Ad oggi ci godiamo questa prima tappa con soddisfazione sapendo che la mia esperienza nel settore unita alla sua visione innovativa ci permettono di guardare con fiducia ai prossimi 20 anni.